Riflessione sulla sofferenza nel Nuovo Testamento parte 1

La Passione di Gesù

A cura di Di Don Francesco Leone

Gesù terapeuta

La prospettiva incompiuta nell’ Antico Testamento trova una risposta nel Nuovo Testamento che ha al centro Gesù Cristo che condivide l’esperienza della sofferenza e ad essa dà senso e significato.

Il Gesù terreno è prima di tutto attento all’uomo che è nel dolore, tanto che spesso i vangeli ce lo presentano nell’atto di guarire i malati quale segno della sua identità. Gesù sente compassione per chi soffre (Mt 14, 15). La guarigione dei malati è il segno che è giunto il messia (Mt 11, 5).

Accanto alla guarigione e insieme ad essa vi è poi la liberazione dal male e dal maligno, la conversione spirituale. La guarigione fisica normalmente nasconde, infatti, la più importante guarigione spirituale (Mc 2, 8-12).

Gesù interviene in favore di chi soffre, del lebbroso (Mc 1, 41), di fronte alla madre del figlio morto (Lc 7, 13). I vangeli segnalano più volte anche il delicato gesto di prendere per mano (suocera di Pietro: Mt 8, 14-15; Mc 1, 29-31; figlia di Giairo: 8, 53). L’emorroissa lo tocca (Lc 8, 43-48).

Guarendo lebbrosi, toccando i morti, Gesù prende inoltre distanza dalle regole di impurità dei giudei, le sue guarigioni riammettono quindi nella comunità credente, e questo è un valore aggiunto.

Gesù guarisce con la saliva il cieco di Betsaida (Mc 10, 46-52), il cieco nato (Gv 9), il sordomuto (Mc 7, 31-37).

Ma Gesù guarisce anche con la forza semplice della sua parola che indica il potere del Padre che opera in lui. E’ una potenza che opera addirittura anche a distanza, come nel caso del servo del centurione di Cafarnao (Mt 8, 5-13; Lc 7, 1-10; Gv 4, 46-54).

Fede cristiana e significato della sofferenza

Tutta la vicenda di Gesù è segnata anche dalla sofferenza e indica una sua chiara vicinanza con questa dimensione della vita dell’uomo.

Ciò avviene fin dalla incarnazione, letta da Paolo secondo la categoria della kenosi (Fil 2, 5-11).

I Getsemani, la croce e la supplica del sofferente innocente (Sl 22) sono espressione del suo dramma (le forti grida e lacrime di Eb 5, 7), ma egli muore poi rappacificato con il Padre.

Perciò Paolo descrive la croce come stoltezza e scandalo che diviene sapienza di Dio (1Cor 1, 18-31), e con Gesù afferma che siamo tribolati da ogni parte, ma non schiacciati (2Cor 4, 7-12). La croce è un passaggio che apre alla realtà nuova del Regno: la sofferenza e la morte sono del tutto sconfitte.

Ne consegue che i racconti di guarigioni segnalano sì la vicinanza di Gesù alla sofferenza umana, ma più ancora sono l’annuncio profetico del Regno.

La risposta del Padre alla sofferenza e alla morte sta nel passivo teologico: Dio lo ha risuscitato dai morti.

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